Durante il Valletta Film Festival a Malta il documentario MOAS “Pescatori di Uomini” è stato proiettato davanti alle molte persone riunite in Pjazza San Gorg.

“Pescatori di Uomini” non è soltanto un documentario sulle attuali migrazioni e sulle attività SAR in mare, ma è anche una biografia della famiglia che lo ha fondato e un racconto che ripercorre le fasi che ci sono volute per realizzare l’idea pionieristica che ha condotto alla creazione di MOAS.

Siamo stati felici di aver avuto questa opportunità per vari motivi. Innanzitutto, perché per la prima volta da quando è entrata nell’UE nel 2004, Malta ha assunto la presidenza a rotazione del Consiglio europeo e ha dato priorità assoluta ai temi della migrazione durante il mandato.

MOAS è nato come reazione di una famiglia intenzionata ad apportare il proprio contributo all’attuale crisi umanitaria. Ci siamo sentiti in dovere di agire e contrastare la globalizzazione dell’indifferenza che ha ormai permeato la società al punto da divenire immuni alle morti in mare.

“Pescatori di Uomini” esplora i dettagli e sintetizza quattro anni di vita, lavoro ed impegno per salvare vite umane dalle imbarcazioni stracolme che si trovano in pericolo in mare.
Non si tratta solo di una panoramica tecnica su cosa significhino le missioni SAR, ma è piuttosto un racconto sulle persone: persone dedicate al salvataggio di altre persone che ne hanno bisogno.

MOAS ha cambiato la vita della nostra famiglia insieme a quella del nostro team ed equipaggio. Ci siamo sentiti in dovere di agire e non ce ne siamo mai pentiti.

Dal primo momento ci siamo affidati a un team composto da professionisti di alto livello provenienti da varie parti del mondo: diverse origini, culture e lingue come quelle che troviamo sulle imbarcazioni che salviamo.

Quando MOAS ha avviato la sua prima missione nel 2014, abbiamo compreso l’impatto immediato delle nostre azioni: migliaia di persone salvate ed assistite che corrispondono a migliaia di vite portate al sicurp.

Inoltre, siamo riusciti a spostare l’attenzione dei media e delle altre ONG dai porti, dove le persone sbarcavano, al mare dove si verificava una tragedia di massa.

Per questo abbiamo deciso di realizzare un documentario per diffondere il nostro messaggio di speranza e impegno civile e supportare le persone in fuga dalla propria tera a causa di conflitti armati, persecuzioni, povertà estrema, carestie e disastri ambientali.

Volevamo che il pubblico salisse a bordo coi nostri equipaggi per capire come vengono condotte le attività SAR: dall’avvistamento delle imbarcazioni in difficoltà al salvataggio con tutte le sfide che comporta fino alla somministrazione delle cure post-soccorso e allo sbarco.

Il nostro obiettivo principale era mostrare la prospettiva umana della migrazione: madri e padri in lacrime per aver perso i figli, famiglie riunite e felici di essere finalmente al sicuro, ragazze e ragazzi in viaggio da soli che sognano una buona istruzione o un lavoro decente.

Il nostro scopo era suscitare empatia e far sì che le persone capissero meglio cosa comporti la migrazione.

Il documentario può essere visto gratis perché crediamo che sia un modo per accrescere il livello di informazione su un tema cruciale del nostro tempo che divide l’opinione pubblica a causa di vedute contrastanti o incomprensioni.

Abbiamo ritenuto che nessun prezzo sarebbe stato adeguato rispetto ad una esperienza umana così profonda e commuovente. Non si può dare un prezzo alla sofferenza, alla speranza e alla gioia dei nostri fratelli e sorelle. E nemmeno alla nostra di speranza, come famiglia e come esseri umani, a motivare gli altri a opporsi alla morte di chi tenta la traversata in mare per raggiungere il suolo europeo.

Come team MOAS abbiamo apprezzato il caloroso benvenuto dato alla nostra esperienza e al documentario e questo ci ha incoraggiati a continuare a lavorare per salvare vite e mostrare il volto umano della migrazione. Proprio durante la proiezione l’equipaggio maltese di MOAS era in mare sulla Phoenix e si prendeva cura delle persone salvate nei giorni precedenti mentre si dirigevano a nord.

Dopo la proiezione abbiamo ascoltato un signore il cui figlio, che vive a Seattle, gli aveva consigliato di vedere il documentario, in quanto convinto che andrebbe visto in tutto il mondo perché aiuta veramente a comprendere il tema più controverso del momento: la migrazione e le sue drammatiche conseguenze sulle vite umane.

Visto il peggioramento della situazione nei centri di detenzione libici e le orribili storie che ascoltiamo dalle persone salvate, stiamo lavorando insieme all’UNHCR per aprire dei corridoi umanitari dalla Libia agli Stati Membri dell’UE.

MOAS è fermamente convinta che le persone non possano essere abbandonate in condizioni infernali, ma meritino una via legale e sicura per raggiungere la sicurezza ed un futuro migliore.

Regina and Christopher Catrambone

L’articolo è stato originariamente pubblicato sul Times Of Malta. Qui la versione in inglese. Di seguito il documentario coi sottotitoli italiani

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