Michael  è stato salvato dall’equipaggio MOAS in estate durante la nostra missione 2017 mentre stava tentando la traversata su una imbarcazione fatiscente. Stava per annegare, ma i membri dell’equipaggio MOAS sono riusciti ad assistere tutte le persone che viaggiavano con lui e portarle in salvo sulla Phoenix.

Come sempre, quando il salvataggio si è concluso, la priorità è somministrare le cure post-soccorso e curare i casi medici urgenti il prima possibile. Subito dopo solitamente intervistiamo i nostri ospiti per conoscere meglio la loro vita precedente, il loro background, le sfide incontrate durante il loro orribile viaggio, ma anche i loro sogni per il futuro.

Quando abbiamo incontrato Michael, ci ha raccontato la sua triste storia di discriminazione ed esclusione. Ha 33 anni e viene dalla Mauritania, dove ha lasciato sua moglie e i figli di 9 e 6 anni. Due anni fa è fuggito per cercare un lavoro dignitoso, dare un futuro migliore alla sua famiglia. È uno dei tanti migranti che prima hanno lasciato il proprio paese per andare a lavorare in Libia, dove è rimasto per un anno e mezzo prima di essere costretto a tentare la traversata via mare a causa della violenza e instabilità diffusa nel paese.

La discriminazione è considerata un grave abuso dei diritti umani.

La discriminazione è un fenomeno comune a livello mondiale, nonostante il diritto a non essere discriminati sia inserito in accordi, convenzioni e legislazioni nazionali. Inoltre, è fra i principi fondanti dello stato di diritto insieme al diritto all’uguaglianza. Può assumere varie forme: esiste la discriminazione contro i popoli indigeni, le minoranze o le persone con disabilità, oppure sulla base del sesso, della religione, dell’orientamento

In Mauritania la discriminazione è radicata nella società civile e nelle comunità locali, come messo in evidenza da Professore Philip Alston, relatore speciale del Consiglio per i Diritti Umani sulla povertà estrema delle Nazioni Unite, dopo una visita nel paese svoltasi l’anno scorso. Il Professor Alston ha affermato chiaramente che, benché la discriminazione ufficialmente non esista e il governo respinge tutte le accuse, si tratta in realtà del “più persistente vestigio della schiavitù”. La discriminazione assume varie forme e le principali sono la mancanza di documenti d’identità per molti adulti e la politica linguistica che considera l’arabo lingua ufficiale anche in molti non lo parlano.

Anche se nessuno conosce le dimensioni effettive del problema, mancando i dati ufficiali, un allarmante numero di adulti non possiede documenti di identità a causa di questioni burocratiche e delle somme da pagare per poterli avere. Questo significa che “Chi non ha un documento non può votare, non può andare oltre la scuola primaria, non può accedere a sussidi statali e generalmente non può possedere un terreno”. Fondamentalmente le minoranze non-arabe vengono marginalizzate e non hanno la possibilità di rendersi economicamente indipendenti.

Non c’è da sorprendersi se un padre di famiglia come Michael decide di lasciarsi tutto alle spalle in cerca di un future migliore, per dare una buona istruzione ai suoi figli e far sì che non debbano provare la sua stessa sofferenza. La sua speranza è quella di arrivare in Europa e non venire più discriminato in un continente che dovrebbe offrirgli opportunità migliori del suo paese d’origine.

La Mauritania accoglie anche molti rifugiati in fuga dalle violenze diffuse nel nord del Mali, come confermato dai dati UNHCR dello scorso luglio. Solo quest’anno oltre 2mila maliani sono arrivati nel paese, principalmente nel campo di Mbera. I flussi migratori aggravano una già fragile situazione segnata da insicurezza alimentare, un alto tasso di malnutrizione e epidemie. Per quanto riguarda l’istruzione, la Mauritania nel 2002 ha aderito alla Global Partnership for Education e il governo è sempre impegnato a migliorare e sviluppare il sistema scolastico. Tuttavia, nonostante i risultati positivi ci sono ancora molte criticità, fra cui istruzione di bassa qualità, bassa percentuale di persone che accedono all’istruzione secondaria, insufficiente numero di insegnanti qualificati e bassa partecipazione da parte della società civile.

Ho deciso di essere la voce di Michael per recare testimonianza di quanto ha vissuto e aumentare la consapevolezza sul tema in modo da trovare soluzioni fattibili nel lungo periodo. Così altri padri e madri non dovranno abbandonare la Mauritania. Il mio desiderio è che si trovino soluzioni efficaci per rendere indipendente la popolazione locale e sradicare gli attuali fattori che provocano le migrazioni.

Questo articolo è stato pubblicato in inglese da Thomson Reuters Foundation News

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