Politiche migratorie europee: esistono modi efficaci per combattere i trafficanti?

Il 23 Febbraio sono stata invitata a Bruxelles per partecipare all’evento CEPS Ideas Lab – Reconstructing the Union che ha rappresentato una valida occasione di confronto sull’attuale crisi umanitaria e in particolare sui possibili modi di smantellare le reti dei trafficanti.

Nel panel insieme a me c’erano: l’On. Ian Borg, segretario parlamentare per la Presidenza dell’UE 2017 del governo maltese;  Brian Donald, Direttore del personale Europol; Agnieszka Sternik, Commissione Europea, DG HOME; e Michele Levoy di PICUM.

In apertura sono state evidenziate le notevoli sfide che Malta ha dovuto affrontare nell’ultimo decennio in relazione alle migrazioni e non è stato facile raggiungere una posizione comune sulla questione migratoria all’interno dell’UE. L’auspicio è quindi quello di registrare progressi durante la presidenza maltese e attuare la Dichiarazione di Malta in tempi brevi.

Si è discusso anche dell’accordo UE-Turchia: è veramente in grado di salvare vite o nasconde soltanto la triste realtà dei rifugiati che continuano a morire lontano dai nostri occhi? Salvare vite umane è stata quindi considerata la priorità principale dell’UE, ma è fondamentale fare una chiara e netta distinzione fra trafficanti -che lucrano sulle speranze e sulle paure dei rifugiati- e le ONG impegnate nel salvataggio in mare per effettive ragioni umanitarie.

Su un punto si era tutti d’accordo: occorre trovare delle alternative al pericoloso viaggio via mare. Finché gli Stati Membri dell’UE non offriranno vie legali e sicure per arrivare in Europa, il business dei trafficanti non smetterà di crescere, continuando ad agire senza tenere conto dei diritti umani fondamentali o del Diritto Internazionale.

Ad oggi le risposte dell’UE e degli Stati Membri sono state soprattutto mirate a fermare i flussi migratori e a instaurare politiche di controllo alle frontiere.

MOAS, visto il ruolo di primo piano rispetto ai flussi migratori via mare, si confronta costantemente con le conseguenze più terribili ed immediate del traffico di esseri umani. Le persone che salviamo sempre più spesso ci raccontano di sfruttamento, abusi, percosse, rapimenti per ottenere un riscatto o torture durante tutto il viaggio dal loro paese di origine fino alla costa libica. Non possiamo ignorare questa atroce realtà.

L’anno scorso abbiamo assistito a un numero senza precedenti di persone ferite o con traumi psicologici dovuti agli abusi provocati dai trafficanti di esseri umani.

Da ciò emerge un livello di sistematizzazione e industrializzazione delle reti dei trafficanti più alto rispetto al passato e una maggiore concorrenza per massimizzare le possibilità e soddisfare la domanda.

Obiettivo del panel a cui ho partecipato era vagliare eventuali vie per smantellare il traffico di esseri umani e sono stata invitata a dare un contributo in merito.

Ritengo che la prima opzione consista nella creazione di alternative efficienti per eliminare così il business dei trafficanti attraverso l’apertura dei corridoi umanitari e   adeguate politiche di reinsediamento.

Per questo motivo crediamo fermamente che l’UE debba concentrarsi su azioni umanitarie supportate da politiche mirate a combattere il traffico di esseri umani invece di limitarsi a far sì che le persone non arrivino in Europa.

Le reti dei trafficanti sono aumentate e si sono radicate nonostante i tentativi dell’Europa di fermare i flussi costruendo muri e recinzioni lungo le frontiere interne ed esterne. Un simile approccio – fondato su politiche migratorie sempre più stringenti – ha diminuito la solidarietà fra i paesi dell’Unione e non ha generato alcuna soluzione a lungo termine.

MOAS propone quindi la creazione di valide alternative ai flussi migratori fuori controllo attraverso l’apertura di vie legali e sicure.

Se questo modello si applicasse su larga scala, sarebbe di enorme aiuto per eliminare le reti dei trafficanti consentendo alle persone più vulnerabili di entrare legalmente in Europa e aumentando così il livello generale di sicurezza visto che i potenziali candidati verrebbero esaminati prima della partenza.

La seconda possibilità riguarda una migliore attuazione della politica di reinsediamento che consentirebbe una distribuzione più razionale dei richiedenti asilo e dei rifugiati all’interno dell’Europa in vista della loro integrazione nella nostra comunità condivisa.

Infine, come soluzione a lungo termine, MOAS è convinta dell’importanza di condividere informazioni sul terribile viaggio da affrontare.

Le persone che salviamo sono per lo più inconsapevoli dei pericoli che corrono quando lasciano il proprio paese, molti dicono che non lo rifarebbero mai. Questi dati denotano una enorme mancanza di informazioni che va colmata prima possibile. L’istruzione ha anche un ruolo di primo piano per migliorare l’attuale situazione e per investire in quegli stessi paesi da cui parte il maggior numero di rifugiati e migranti.

Per concludere, le nostre proposte sono: alternative legali e sicure tramite la creazione di corridoi umanitari; migliore attuazione delle politiche di ricollocazione e reinsediamento e un sistema di informazioni condivise nei paesi di origine.

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*La discussione è avvenuta nel rispetto della Chatham’s House Rule